Mammarella miglior giocatore della finale: “Ci tenevo troppo a questa Coppa, grazie allo staff che mi ha rimesso in campo”
Il presidente Nando Barbarossa si commuove alla sirena di fronte alla festa incontenibile dei suoi ragazzi e di tutto il suo staff. “Bellissimo, è stata una finale durissima, contro un avversario di valore indiscutibile. Ma siamo stati davvero bravi e adesso pensiamo ai prossimi obiettivi. Vogliamo divertirci ancora”, dice.
Con lui anche il fratello Marco Barbarossa: “L’umiltà il segreto di questo trionfo. Abbiamo lavorato, abbiamo fatto anche scelte difficili, ma sapevamo di poter costruire qualcosa d’importante e oggi ne raccogliamo i frutti. Davvero una giornata emozionante per noi, soprattutto per noi padre, Enio, che ci ha seguiti dalla tv”.
Il ds Gabriele D’Egidio senza più un filo di voce salta e canta come un indemoniato: “Questa è la vittoria di tutte le persone che lavorano per questo club, che credono in questo progetto e che danno ogni giorno il centodieci per cento per questa maglia. Siamo felicissimi, ora festeggiamo, ma abbiamo ancora degli obiettivi per cui lottare e presto ci metteremo a lavorare per cercare di raggiungerli”.
In campo è commosso anche Tino Pérez, arrivato da poco in Italia, ma già capace di confermare la sua fama europea di vincente: “La chiave della vittoria? Il lavoro, la squadra non ha mai smesso di farlo, anche durante la finale, durissima, contro questa Luparense che non ci ha concesso nulla e ci ha punito al primo vero episodio favorevole. A loro i nostri complimenti, restano il nostro primo rivale in questa stagione e sono certo che il duello proseguirà. Se ci avrei scommesso su questa Coppa? Io in questa squadra credo ciecamente, poi c’è un lavoro di equipe che funziona alla perfezione e una società incredibile alle nostre spalle, che ci dà sempre stimoli per dare il massimo e competere”.
Stefano Mammarella, premiato come miglior giocatore della manifestazione, va subito dalla moglie Manuela e dai piccoli Mattia e Davide per condividere l’ennesimo trofeo di una carriera mostruosa: “Un momento bellissimo, che la squadra ha meritato lottando e dando tutto fino alla fine. E pensare che un anno fa rischiavo di non poter giocare più. Devo tantissimo al dottor Iannacone, al fisioterapista Ulisse, al prof Aiello e al mio preparatore, Luca Di Eugenio”.
Dopo le lacrime, capitan Murilo alza la Coppa Italia al cielo, la seconda della storia nerazzurra (quarto titolo con Supercoppa e Winter Cup) e la festa può iniziare.