Gui diventa Gaio. Il bomber dell’Acqua&Sapone Unigross, Guilherme Gaio detto Gui, da qualche giorno è diventato italiano. Il pivot 28enne di Campo Bonito, Stato di Paranà, ha ricevuto i documenti per la doppia nazionalità, grazie ad un discendete nato in provincia di Belluno nella seconda metà dell’800 ed emigrato in Brasile all’inizio del secolo successivo. “Sono molto felice di questo, devo ringraziare la società per il grande lavoro che ha fatto per me – ha detto il goleador nerazzurro – . Le mie origini venete? Le conoscevo da sempre, Ma prima giocavo in Portogallo, quindi non ci pensavo alla nazionalità italiana. Quando sono venuto qui, però, ho chiesto subito di poterla ottenere. In casa in Brasile siamo stati sempre tutti molto orgogliosi della nostra discendenza italiana. Nessuno di noi però conosceva la lingua. Solo mia nonna, ma in realtà parlava il dialetto della sua terra, era molto difficile da imparare”.
Da due mesi in casa a Città Sant’Angelo con la moglie, il pivot non ha saltato un giorno di allenamento: “Ora io e Avellino ci alleniamo all’aperto sul campo di Montesilvano. Siamo soli e manteniamo la distanza. Mi sono allenato tutti i giorni, due volte al giorno. Se si ripartisse con il campionato, sarei prontissimo”, dice. Peccato che il campionato non riparta. “Sono molto triste, ma dobbiamo avere pazienza. La salute di tutti noi viene prima di ogni cosa”, spiega con saggezza Gui.
21 gol campionato e 4 in Coppa della Divisione con poco meno di 30 partite giocate. Non male come debutto in Italia. “Sì, avevo già segnato 25 gol, mi sentivo bene e volevo segnare ancora tanto. Vorrà dire che l’anno prossimo dovrò farne 50 per mantenere la media… Sto molto bene qui e ringrazio l’Acqua&Sapone Unigross per avermi dato questa opportunità. Anche con tutto l’ambiente, e con i tifosi che vengono al palazzetto, c’è stato subito un bel feeling. Bellissimo esultare con loro al Palarigopiano”.
Quale il gol più bello? “Contro il Sandro Abate, all’andata: uno segnato dopo una fuga solitaria da metà campo e un altro costruito da Coco con un assist perfetto sul secondo palo”.
Perdere la Supercoppa il suo rammarico più grande di questa prima annata nerazzurra? “No, dopo quindici giorni di allenamento era difficile battere il Pesaro, ci poteva stare quella sconfitta. Il mio rammarico più grande è che a marzo sia finito tutto: stavamo bene e potevamo ancora migliorare in vista delle Final Eight, delle finali di Coppa Divisione e dei play-off scudetto”.